Wednesday, January 11, 2012

Questo è questo, per dirla con Michael Vronsky


Il concetto, cari tassisti, è molto semplice: siete pochi, siete cari, siete una categoria chiusa. In queste settimane sentiremo i tassisti ripetere, come stanno già cominciando a fare dopo le dichiarazioni sugli interventi imminenti di gennaio, che i taxi sono anche troppi, che ce ne sono tanti fermi in giro — «Guarda là, guarda te se sono pochi!» — e quello del tassista è un lavoro terribile, da proteggere.
Non c’è nemmeno bisogno di leggere un giornale o guardare la tv: chiunque di tanto in tanto abbia preso un taxi negli ultimi anni si è sentito proporre una menata infinita, non richiesta e penosa, sulla dura vita del tassista, sulla scarsa collaborazione delle istituzioni — tutto nello specchietto retrovisore — sul fatto che le tariffe notturne non siano così care (d’estate partono anche un’ora e mezza prima del tramonto, e a Milano sali che ci sono sei euro e mezzo così, gratis, sul tassametro). E non si capisce perché, se il lavoro fa così tanto schifo, non vadano a farne un altro. Perché poi a me cosa vuoi che me ne freghi se sei un tassista insoddisfatto. Essendoci al mondo il cancro, voglio dire, se devo preoccuparmi di problemi, francamente ho altre priorità.
Troviamo un ammortizzatore per chi ha comprato la licenza, e poi permettiamo a altri di fare quel mestiere, frequentare quel mercato, salire su un mezzo loro o altrui per cominciare a lavorare con un navigatore, una patente, un culo di pietra. Liberalizzarono il commercio, e i negozianti dicevano che la licenza era la loro liquidazione, fingendo di non sapere che la liquidazione è un diritto dei dipendenti, non degli imprenditori. Insomma Bersani agì, e i commercianti non poterono che mettersela via. Ora succederà lo stesso: i taxi non sono un patrimonio dell’Unesco. È molto semplice. E se i taxi sono troppi o pochi lo deciderà sapete chi? La gente, il mercato, i prezzi. E non c’è molto altro da dire: è così, lo sanno tutti, e gli unici che la pensano diversamente sono i tassisti. «È un lavoro schifoso, faticosissimo, un sacrificio senza guadagno, ma lo voglio fare solo io» non è la madre delle posizioni credibili. (Matteo Bordone)

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